Trasportounito, la pesatura dei container non grava sui porti ma sugli autotrasportatori

A Genova i camion hanno

perso il 25% della

produttività, sopportato code

di oltre sei ore e speso ogni

giorno 500.000 euro.

 

Se il settore portuale italiano è

soddisfatto perché l'entrata in vigore

il 1° luglio della normativa

internazionale introdotta con un

emendamento alla Convenzione

SOLAS che prevede l'obbligo della

pesatura certificata di ogni container

prima del suo imbarco sulla

nave non ha determinato - secondo

quanto rilevato dagli enti che

gestiscono i principali porti - ritardi

nelle operazioni di esportazione

realizzate attraverso gli scali

portuali nazionali, per Trasportounito

c'è un'altra faccia della

medaglia, con un sistema che - ha

sottolineato l'associazione sindacale

dell'autotrasporto - «ha funzionato

solo facendo gravare sui

camion gli oneri dei disservizi».

Trasportounito ha evidenziato che

«nel solo porto di Genova gli autotrasportatori,

sui quali è ricaduto

l'intero onere finale della nuova

norma sulla pesatura dei container,

hanno perso quasi il 25% della

loro produttività, hanno sopportato

code medie superiori alle

sei ore e bruciato ogni giorno una

media di 500.000 euro; un prezzo,

questo - ha rilevato l'associazione

- che rischia di infierire il colpo

finale a aziende già in crisi».

«Se non ci sono stati congestionamenti

- ha spiegato Giuseppe Tagnochetti,

coordinatore di Trasportounito

in Liguria - è solo

perché l'autotrasporto ha ammortizzato

tutte le criticità del sistema.

Ma così non può andare

avanti».

Trasportounito ha precisato qual è

in particolare il punto critico del

sistema. Il dato della Verified

Gross Mass (VGM) relativo alla

pesa che l'autotrasporto fa regolarmente

negli stabilimenti o in

uno dei 30 centri di pesa presenti

nelle aree a cornice del porto o

nello scalo - ha specificato l'associazione

- «vengono spediti con

grande ritardo o addirittura non

vengono inviati da alcuni operatori

al sistema informatico dei terminal

portuali. Il documento arriva

molte ore dopo il camion, con

il risultato di portare al collasso le

aree pre-gate dove centinaia di

mezzi attendono invano la luce

verde. Gli stessi camion, per la

norma sui tempi di guida che ricomprendono

anche le soste, poi

non possono ripartire, perdendo

così il lavoro del giorno

seguente».

«La politica “No VGM no Entry”

decisa dalla comunità portuale -

ha osservato Trasportounito - non

ha funzionato. La mancata trasmissione

telematica dei documenti

di pesatura ha prodotto il

blocco del sistema, paralizzato

dalla complessità della filiera logistica

che, secondo la norma,

deve individuare lo shipper, ovvero

colui che determina il peso del

container anche in soggetti dislocati

in angoli remoti del mondo e

non interessati a occuparsi della

trasmissione dei documenti».

Precisando che si è in attesa della

riunione convocata per mercoledì

dall'Autorità Portuale di Genova

d'intesa con la Capitaneria, Tagnochetti

ha annunciato che Trasportounito

chiederà «una decisa

semplificazione operativa, che garantisca

all'autotrasporto di entrare

regolarmente nei terminal per

scaricare i contenitori. Se non ci

saranno impegni precisi e urgenti

- ha concluso - l'autotrasporto si

fermerà non per protesta, bensì

per tracollo tecnico».