Il 7 ottobre la Commissione Europea ha presentato una proposta per aumentare l’aliquota tariffaria al 50% su tutte le importazioni di acciaio oltre una determinata quota in modo da proteggere il mercato europeo dell’acciaio dalle importazioni a basso costo provenienti da vari Paesi terzi, in particolare la Cina.
La novità più rilevante della proposta riguarda, infatti, la limitazione dei volumi di importazione a dazi zero a 18,3 milioni di tonnellate all’anno anziché 30,5 milioni di tonnellate. Si tratta di una riduzione del 47% rispetto ai volumi per l’acciaio decretati del 2024, dimezzando la quantità di materiale siderurgico senza tariffe.
Quando sarà raggiunta la quota di 18,3 milioni di tonnellate, scatteranno dazi del 50 per
cento sull’acciaio in eccedenza in entrata nel mercato unico.
Questi dazi sono raddoppiati rispetto al regime del 25% attualmente praticato. Il dazio fuori quota del 50 per cento viene considerato come utile per limitare e quindi ridurre le importazioni.
La Commissione europea, inoltre, intende ottenere la facoltà di stabilire quote differenziate per Paese di origine, così da affiancare alle quote generali per categoria soglie specifiche per ciascun esportatore.
In tal modo, il sistema risulterebbe più mirato e flessibile nella gestione dei flussi commerciali.
Il blocco potrà modificare i volumi complessivi o quelli relativi a specifiche categorie di prodotti in caso di problemi di approvvigionamento, mentre le quote non utilizzate entro un trimestre non potranno essere riportate a quello successivo. Se le importazioni di un Paese dovessero superare la quota assegnata, sarà applicato automaticamente il dazio del 50%.
Nella proposta sono previste, inoltre, disposizioni “melt-and-pour”, che stabiliscono tariffe e quote in base al luogo di effettiva produzione dell’acciaio. Tali misure mirano a evitare che i Paesi produttori, in particolare la Cina, aggirino i dazi reindirizzando l’acciaio verso l’Europa attraverso Stati intermedi.
Le misure saranno riesaminate ogni cinque anni a partire da luglio 2031, per valutare l’andamento della sovraccapacità produttiva e i suoi effetti sul mercato dell’acciaio.
La classificazione delle tipologie e categorie di prodotto sarà, invece, rivista entro due anni dall’adozione del regolamento.
I principali fornitori del mercato europeo, e potenzialmente i più colpiti dalle nuove restrizioni, saranno Turchia, India, Corea del Sud, Vietnam, Cina, Giappone, Regno Unito e Ucraina.